Anno: 1982
Formato: Lungometraggio
Produzione: Toei Animation
Disponibilità: Yamato Video
Oggi torniamo indietro nel tempo, nello specifico a quella
che è ricordata come l’epoca d’oro, non solo dell’animazione giapponese, a
causa del boom consumistico in vari settori, per parlare di una delle figure
più iconiche e discusse di sempre.
Capitan Harlock è il personaggio più antico dello sterminato
universo di Leiji Matsumoto. Risale al periodo del dopoguerra, quando un allora
16enne partì dall’isola di Kyushu fino ad arrivare a Tokyo per trasferirsi in
un pensionato per studenti, colmo di speranze e sogni.
Come dichiarato recentemente, forse non li ha realizzati
tutti, ma di sicuro ci è andato molto vicino.
Noi ci concentriamo sul 1982, quando ormai consacrato supervisiona
un progetto serio e ambizioso: il debutto cinematografico dell’antieroe per
eccellenza.
L’intento è quello di celebrare il ventennale della Tokyu
Agency ma anche di pubblicizzare l’approdo della serie televisiva in autunno,
ponendosi a tutti gli effetti come un prequel.
A capo della direzione artistica troviamo Tomoharu Katsumata, uomo fedele della
Toei, già conosciuto per aver offerto il proprio contributo a serie mecha come
Mazinger Z, Getter Robot e UFO Robot Grendizer.
Viene ripresa l’astronave del primo film di Galaxy Express
999, risalente a ben 3 anni prima. Sorgono anche dei contrasti, siccome il
merchandising del primo è prodotto dalla Bandai, mentre Harlock tiene la Takara
come sponsor.
Il nome Arcadia non è a caso, in letteratura allude al
rapporto pacifico fra uomo e natura, elemento già ricorrente in un’altra delle
sue serie: la Corazzata Spaziale Yamato. La Terra appare come un ambiente
naturale da preservare.
Con sorpresa di molti, la sceneggiatura si compone
attraverso una raccolta di storie brevi realizzate dal maestro in periodi diversi
della propria carriera.
Una modifica in evidente controtendenza al cartaceo riguarda
un aspetto che racconta molto della sua filosofia: il finale è sempre meno
importante della motivazione che lo crea.
Per questo i suoi manga possono essere visti come
inconcludenti. Tuttavia nell’anime ha dovuto necessariamente collaborare per
soddisfare le esigenze della massa.
Il primo impatto è ricco di spunti: Matsumoto rappresenta
una società no-global dove i regimi totalitari e il capitalismo privato hanno
preso il sopravvento, soffocando e al tempo stesso manipolando le persone, dove
la diversità non è ammessa.
Si espongono concetti che il pubblico di allora non
comprende fino in fondo, basti pensare all’involuzione delle classi medie e alle
macchine che ormai hanno finito per sostituire l’uomo.
La narrazione è prettamente incentrata su toni drammatici, richiede
un’attenzione costante, e non disdegna le sequenze statiche.
Il tenore della pellicola permette alla psicologia dei PG di emergere: tutti i comprimari sono rappresentati
in maniera viva, densa e complessa. E per l’unica volta abbiamo la possibilità
di ammirare il protagonista innamorato, che sotto la bandiera del teschio
combatte per i propri ideali.
A tutto ciò si aggiunge una regia eccezionale: grafica,
fluidità delle animazioni e disegni che sovrastano gli standard dell’epoca.
In Italia è stato trasmesso in svariate occasioni, come nella consueta fascia pomeridiana diviso in 4 parti e in seconda serata negli anni 90.
Una nota dolente riguarda l’adattamento. Già nella serie del
1978 furono applicate pesanti censure.
Nella scena iniziale, tratta da una storia corta del 1973,
dove i produttori giapponesi han voluto presentare il personaggio in età adulta,
ci sono gravi stravolgimenti nei dialoghi: nell’originale parla l’antenato,
mentre nella versione nostrana si sente il protagonista. E viene anche aggiunta
una frase che lascia supporre la morte dell’avo, come se questo possa servire a
giustificare in qualche modo.
Inoltre vengono eliminati tutti i riferimenti legati al
fatto che il parente di Harlock appartenesse alla Luftwaffe.
Non è un segreto che Matsumoto abbia scritto numerose storie
attorno alla figura di giovani piloti tedeschi calati nel contesto della
seconda guerra mondiale.
Sempre nei primi minuti, quando la narrazione si sposta sul
protagonista, c’è una frase sugli Illumidiani
rivisitata: Harlock, infatti, si domanda con aria sconsolata se
lo attende la fine, mentre in Italia tale concezione umana lascia spazio ad una
banalissima frase di speranza. E questo elimina completamente il pessimismo che
pervade l’opera e riempie la poetica del maestro.
Sottigliezze, direbbero alcuni, ma in realtà quanto appena menzionato
costituisce solo una piccola parte dei disastri combinati. Cambiamenti inaccettabili
anche se si pensa al target rivolto.
A dispetto del 75% (e sto basso)
delle produzioni destinate alle sale cinematografiche nipponiche tratte da un
franchise popolare, che non aggiungono niente alla storia principale, questo lungometraggio
approfondisce uno dei temi su cui verte la prima serie, ovvero il passato fra
il protagonista e Tochiro.
Narra le origini di una delle
epopee più importanti nella storia dell’animazione con tutto il senso di
rivalsa tipicamente nipponico, dinnanzi ad una battaglia già persa in partenza.
Il prodotto mantiene i lineamenti caratteristici dei lavori di Matsumoto: fantascienza,
western, tematiche di libertà e guerra, senza tralasciare la critica sociale e
politica.
L’Arcadia Della Mia Giovinezza è un film imprescindibile per
ogni fan della serie, ma si presta anche a bacini d’utenza più ampi, visto che
si tratta di un prologo e può essere compreso da tutti.
Voto: 8