Quest’oggi voglio parlarvi di una
delle opere più famose presenti nell’ambito shonen, tanto
criticata per il proprio finale quanto amata, e che nel corso degli
anni ha venduto quasi 50 milioni di copie, consolidandosi e
influenzando molti manga comparsi successivamente mediante design dei
personaggi, peculiarità caratteriali di essi, trasformazioni e
quant’altro.
Quello che in Italia conosciamo come Yu
degli Spettri, nasce dall’estro di Yoshihiro Togashi, un autore
estremamente metodico ma anch’esso molto criticato e riconosciuto
da molti per la propria sedentarietà e le lunghe pause. In quella che può certamente definirsi la prima opera di
rilievo (le altre prodotte fino a quel momento sono autoconclusive),
la sua diversità viene subito messa in risalto, con la scelta di far
morire il proprio protagonista.
Malgrado avremo modo di ammirare le sue
vere potenzialità qualche anno più tardi con Hunter x Hunter, si
rivela un’opera, per il periodo in cui è stata serializzata, molto
profonda e ricca di divertimento.
E a differenza di quest’ultima, vanta
una narrazione più scorrevole, che la rende innegabilmente più
consona ad un pubblico ampio, composto anche dal cosiddetto
“lettore medio”, nonostante sia altresì cruento come il suddetto.
Hunter x Hunter pur essendo
qualitativamente superiore, non disdegna della presenza di situazioni
pesanti e verbose, le quali per molti possono costituire un limite,
in quanto implicano una notevole attenzione, e chiaramente un lettore
abituato all’azione, si può facilmente annoiare.
Da qui il motivo della mia
esternazione.
A mio avviso ogni qualsivoglia paragone
con opere prodotte in un periodo differente, risulta immediatamente
forzato, poiché in seguito ne sono state pubblicate di più
complete e variegate. Nel 1990 (periodo in cui è stato percepito) dominava
l’intero panorama Dragon Ball, che, tralasciando il discorso
riguardante i meriti i quali gli vanno riconosciuti, gode di estrema
sopravvalutazione, visto che con il passare del tempo si snatura e
diviene uno shonen abbastanza piatto, dove i temi trattati sono
sempre gli stessi. Se il manga di Toriyama è il precursore del
genere, in Yu Yu cominciamo a vedere una maggiore enfatizzazione e
complessità dei poteri corredati (esempio eclatante quello dei
territori, che verrà poi, senza successo, ripreso in Bleach).
Inoltre gli scontri racchiudono un
giusto mix, dove viene data rilevanza sia alla loro spettacolarità
che al proprio aspetto tattico, che comunque nel già citato Hunter x
Hunter risalterà maggiormente e si affermerà come una delle
caratteristiche peculiari.
Da menzionare il fatto che in essi,
l’autore definisca fortemente i progressi dei propri PG, attraverso
scelte che il lettore non può prevedere, in quanto non ne viene dato
segnale.
Peraltro, sanno variare molto dai
contesti proposti e non risultano mai uguali o ripetitivi.
Per raccontarli è spesso ricorso alla tattica del narratore onnisciente.
Per raccontarli è spesso ricorso alla tattica del narratore onnisciente.
Tutte queste caratteristiche hanno
contribuito a farmi apprezzare l'operato di Togashi: reo di aver
prodotto un manga che spicca anche per la varietà delle tematiche
trattate, alcune delle quali ancora molto contemporanee (bullismo,
suicidio giovanile). Senza contare che la componente
fantascientifica, che gli scontri comportano, può imporre delle
forzature; a maggior ragione perché l’ambientazione fantasy (che
poteva sicuramente essere approfondita di più), per buona parte
della storia, è assente.
Presumo che anche questo abbia spinto
qualche anno più tardi Togashi alla realizzazione di un’opera
interamente fantasy, perché nonostante in termini di vendite e
popolarità (da Yu Yu sono stati ricavati due film e
innumerevoli videogiochi, senza contare il posto di rilievo riservato
in quello prodotto per i 45 anni del Jump) sia stato ripagato degli
sforzi, non è stato pienamente compreso, malgrado tutte le citazioni
all’epoca in cui la storia si svolge e l’inserimento dei suoi
pensieri all’interno, che la rendono senza dubbio densa.
Oltre a disporre di uno spiccato realismo, si può tranquillamente dire che si completino a vicenda; Kuwabara è il classico tipo che alla lunga emerge grazie alla propria perseveranza, Kurama è una persona calma e riflessiva ma che in momenti d’ira diventa vulnerabile, Hiei (da cui Kishimoto si è ispirato per il design di Sasuke) compie un’evoluzione incredibile e allo stesso tempo coerente caratterizzata dal dolore ed il tormento, ma mantenendo il fascino che da sempre lo rappresenta. In più Togashi si è saputo mettere alla prova in un campo che in Hunter x Hunter non avremo modo di esplorare per l'analisi di essi, il flashback.
Menzione d’onore per gli antagonisti, i quali vantano storie profonde alle spalle e delle personalità eterogenee supportate da una forte caratterizzazione introspettiva (specie Toguro), che li rendono davvero credibili.
Lungo il percorso incrocerete anche numerose autorità scarsamente approfondite ma comunque distinguibili sul piano del design, le quali occuperanno un determinato ruolo per poco tempo all'interno della narrazione, adattandosi ad un ruolo di transizione meramente dettato dalla sceneggiatura. Un lettore di battle shonen abbastanza navigato avrà sicuramente preso confidenza con queste personalità secondarie, che negli anni si sono alternate in svariate opere del genere.
Nella versione cartacea poi affiora notevolmente che Togashi non si affida agli assistenti per la realizzazione delle tavole, ma nonostante questo, riesce a caratterizzare i personaggi mediante dei primi piani stilisticamente impressionanti, i quali riescono a esprimere alla perfezione ciò che egli mira a descrivere.
Questi personaggi nel bene e nel male contribuiscono alla crescita del protagonista, che per quanto stereotipato risulta comunque essere una figura approfondita e dotata di grande carisma.
Sotto quest’ottica, Genkai già è più presente, ma il suo compito nella storia è totalmente differente ed all’interno di essa non avviene alcuna crescita.
La causa penso vada ricercata nel peso che Dragon Ball ha avuto sulle scelte dell'autore.
Inoltre i più attenti si saranno certamente accorti del cambio di stile che avviene; nella fase iniziale Yu Yu, nonostante un impianto narrativo alquanto sconclusionato, si pone come un gag manga. Ecco, penso che altri due difetti siano quelli che possono definirsi le estremità dell'iceberg, ovvero l'inizio e la fine.
Non mi piace criticare a caso solo per non aver visto contrapposti i miei personaggi preferiti, tuttavia preservo e preserverò sempre il dubbio su come sarebbe potuto essere l'arco narrativo finale, che a mio avviso, proprio a causa della bravura dell'autore nel definire i suoi personaggi e creare così tanti misteri, aveva immense potenzialità. Tuttavia fino a prima dell'inizio del torneo la saga era stata gestita bene, con molti legami approfonditi ed un significativo passaggio di consegne fra padre e figlio in un tripudio di omaggi alla razza umana, argomento ricorrente e che offre spesso spunti di riflessione.
Risulta palese come Togashi lavori meglio con la trama a disposizione, pertanto questo cambiamento sollecitato dalle influenze dell'epoca contribuisce ad innalzare qualitativamente il prodotto.
Ovviamente sono facilmente riscontrabili le tipiche componenti adottate dagli autori per rendere la propria opera conforme alla rivista: costanza, amicizia, e, in seguito, vittoria.
Che cosa voglio dire? Che in Hunter x Hunter tutto è estremizzato XD
Scherzi a parte, trovare racconti di tale spessore quando di questo genere non erano ancora stati esplorati tutti gli aspetti, è un’assoluta rarità.
Gli do comunque atto di rientrare fra i manga più importanti e conosciuti degli anni 90.
Sostanzialmente, ho cercato di descrivervi Yu Yu Hakusho sotto un’altra prospettiva, e spiegando perché alcuni paragoni che vengono fatti giornalmente sono sbagliati. Soprattutto non bisogna iniziarla con l’intento di trovarsi davanti ad un emulo di Hunter x Hunter.
Stiamo parlando di un’opera, che forse è stata inconsciamente usata come trampolino di lancio dallo stesso creatore, visto che alcuni elementi vengono ripresi ed ampliati in seguito (dalle dinamiche di narrazione al Nen, organizzato in maniera dettagliata e che permette ad egli di svariare in un campo ricco di possibilità), ma che ha esercitato un’enorme influenza e che ancora oggi viene ricordata come una pietra miliare nella storia della rivista su cui è stata pubblicata. Capace magnificamente di alternare più situazioni, intrattenere e rinnovarsi in positivo.
Vi comunico che dal 4 giugno sarà reperibile mensilmente in tutte le fumetterie la Perfect Edition; Togashi, aldilà di alcuni limiti caratteriali e fisici, resta il miglior autore di cui il Jump dispone, malgrado le sue produzioni, seppur di qualità eccelsa, non possano certamente ritenersi adatte a tutti. Yu Yu, come ho fatto notare, è quella più “mainstream”.
Inutile consigliarvi la lettura, alla prossima.
grandioso articolo sul mio manga preferito dopo one Piece! *-*
RispondiEliminacomplimenti per avere riconosciuto anche i difettucci :P
scriverai altro ancora sui manga?sarei curiosi di sentire la tua opinione su molti :D
Ciao, grazie mille, cerco sempre di essere obbiettivo.
EliminaNella mia cartella ho segnate queste opere: One Piece (non appena lo finisco, sto procedendo piuttosto lentamente), Hunter x Hunter, Naruto, Detective Conan e Kindaichi.
Delle ultime due verosimilmente parlerò nel medesimo articolo, in quanto ho intenzione di fare un confronto fra gialli.
In seguito arriveranno anche recensioni di lungometraggi vari.
benissimo *-*
RispondiEliminanaruto non mi e' mai piaciuto lo trovo sopravvalutato da matti pero one Piece e hunter X hunter li leggero' volentieri