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lunedì 13 gennaio 2014

WWE Awards 2013



Eccomi nuovamente; dato che l’anno si è concluso ho deciso di pubblicare un articolo in cui indico secondo il mio parere personale coloro i quali si sono distinti maggiormente nel corso del 2013.
Ci tengo a precisare (nonostante il titolo lo suggerisca) che farò i nomi solo di lottatori sotto contratto con la World Wrestling Entertainment, poiché quest’anno, a causa di numerosi impegni legati alla scuola, ho tralasciato la scena indipendente e in parte la TNA, pertanto non me la sento di esprimere opinioni in merito a cose di cui non ho la piena certezza.

Naturalmente come per gli Slammy Awards, ci saranno varie categorie.

Prima di cominciare sottolineo che l’anno trascorso è stato uno dei migliori da quando la WWE ha deciso di passare al PG; la prima parte, tanto criticata dai fan smark, ci ha comunque offerto del discreto wrestling e ci ha portato verso una Wrestlemania che, nonostante la scontatezza, è stata ben costruita, almeno per quanto riguarda gli incontri principali (tralasciamo il casino generale a cui abbiamo assistito nel midcarding nelle settimane antecedenti all’evento); successivamente, se tralasciamo il deludentissimo Extreme Rules, abbiamo avuto un sensibile miglioramento, il quale è culminato con Summerslam, svoltosi il 18 agosto allo Staples Center di Los Angeles, California.

In quella notte abbiamo assistito al miglior PPV dell’anno.

Dopo ci siamo addentrati nell’autunno, con la storyline dell’Authority; ed anche se abbiamo avuto il classico calo annuo, complice la dipartita di lottatori come Rob Van Dam e alcune scelte non pienamente condivisibili del booking team, la principale fonte di intrattenimento è derivata dal lottato, e per questo bisogna rendere omaggio e menzionare le prestazioni di gente come lo Shield, la Rodhes Dynasty, Daniel Bryan, CM Punk, Alberto del Rio e il rientrante John Cena per averci alleviato dalla noia e da situazioni non propriamente stimolanti.

Ma come ho già detto, nel complesso abbiamo vissuto un buon anno.

 
  
Tag Team dell’anno: Seth Rollins e Roman Reigns

È innegabile come questi due ragazzi abbiano contribuito a ridare lustro ad una categoria bistrattata per anni, sfornando buone prestazioni e affermandosi come uno dei migliori team proposti da lungo tempo a questa parte.
Se diamo un’occhiata ai migliori match dell’anno, loro figurano in molti di essi, ed è un attestato di grande fiducia il fatto che pure una leggenda come Undertaker abbia concesso loro un job.
Aspetto di valutarli singolarmente.
 
  
Match dell’anno: John Cena vs Daniel Bryan (Summerslam 2013)

In questo caso devo riportare quello che ho già scritto altrove:
“Hanno raccontato una storia e messo in luce un’alchimia incredibile, con Bryan desideroso di abbattere ogni pregiudizio nei suoi confronti e coronare il suo sogno dopo più di 10 anni di carriera e Cena che nonostante l’apparente superiorità fisica, si cimenta in un campo dopo il suo avversario è superiore.
Uno dei match che ho apprezzato maggiormente in nove anni di WWE, con un finale che, a causa della gimmick di Cena, raramente si vede.
Inoltre quanto proposto ha dato la giusta credibilità al ragazzo di Aberdeen nell’affrontare i successivi mesi come sfidante al titolo massimo detenuto da Orton.
Il contesto poi è stato davvero coinvolgente, e la psicologia egregia.”
Ci tengo anche a menzionare CM Punk vs Brock Lesnar, avvenuto nella stessa notte del suddetto, e Antonio Cesaro vs Sami Zayn della puntata di NXT del 23 agosto.
 
 
Diva dell’anno: AJ Lee

Per quanto mi riguarda, si riconferma nuovamente la diva dell’anno.
Nel 2012 ha ridato importanza alla figura femminile con la partecipazione in innumerevoli storyline, mentre l’anno scorso, dopo 5 mesi nella quale le ragazze faticavano pure a trovare spazio negli show, ha offerto grandi prestazioni sul quadrato, con due match, quelli di Payback (buon storytelling) e TLC (grande tecnica), che si candidano di diritto non solo fra i migliori dell’anno, ma anche degli ultimi anni.
Ha inoltre messo in luce una buona dimestichezza al microfono, ed oltre all’epica “Pipebomb” del 3 settembre (in questo caso mi devo complimentare con i writer WWE), ricordo con piacere anche il promo del 10 giugno, il quale ha gettato le basi per il match in cui ha finalmente coronato il suo sogno e dato inizio ad un regno che fra qualche giorno diverrà il più longevo di sempre, con il voltafaccia a Kaitlyn (che proprio questa settimana ha lasciato la compagnia per dedicarsi ad altro).



Momento più eclatante: Il turn heel di Triple H (Summerslam 2013)

Ho deciso di premiare questo momento perché francamente non mi aspettavo che accadesse, dato che ad agosto sembrava imminente una faida per il controllo della compagnia fra Triple H e Vince; tant’è che in diretta ho ipotizzato che la WWE avesse modificato qualcosa nella storyline.
Nel corso dei mesi successivi HHH ha rafforzato la sua figura con dei grandi promo i quali hanno evidenziato le sue capacità recitative. 
 
 
Rookie dell’anno: Bray Wyatt

Questo ragazzo ha svolto un buon lavoro nell’interpretare il personaggio assegnatogli, e nonostante debba necessariamente mostrare dei progressi sul ring per assicurarsi una lunga permanenza a Stamford, ha occupato un ruolo di rilievo ed ha intrapreso faide con i principali nomi della federazione, ben figurando e favorendo la propria crescita come intrattenitore.
Probabilmente vi starete chiedendo perché non ho deciso di premiare debuttanti più presenti nel corso di tutto l’anno solare; la motivazione sta nel fatto che tutti gli altri possibili candidati non sono stati proposti sin da subito ad alto livello, e non si sono di conseguenza incrociati in maniera concreta con delle Top Star (tipo Big E o in parte Curtis Axel, che malgrado la presenza nella faida fra Heyman e Punk, ha sempre fatto il jobber); non che sia un obbligo, ma quando vedi uno subire un certo trattamento è naturale che poi lo metti su un piano diverso, mentre lo Shield l’ho sempre visto più come un team nella quale non vi è un vero e proprio leader (è un altro discorso il fatto che la federazione abbia più fiducia in un wrestler specifico).
Senza contare che fra i suddetti Bray ha la gimmick più complessa e interessante.

 
Superstar dell’anno: Daniel Bryan

Senza mezza termini, si è consolidato fra i grandi.
Ora come ora solo una pessima gestione nella vicenda con la Wyatt Family potrà scalfire la propria immagine, che si è rafforzata alla grande dopo il pin pulito ai danni di Cena in quel che a mio parere è stato il match dell’anno.
Ovviamente poi vanno menzionate le grandi prestazioni sul ring (ma trattandosi di egli, non una novità) ed i considerevoli miglioramenti effettuati sotto l’aspetto della mic skill.
Un ottimo intrattenitore, che si è saputo adattare sotto lo stupore di molti allo stile WWE, divenendo sempre più completo.


Face dell’anno: Daniel Bryan
Da tempo non vedevamo un wrestler così over, merito di una catchphrase molto coinvolgente ed all’evoluzione perfettamente coerente del proprio personaggio.
Capace inoltre di attirare due tipologie di fan agli antipodi fra di esse.
Sotto questo aspetto, non ha avuto eguali.


 
Heel dell’anno: CM Punk

Può un lottatore il quale si è atteggiato così solo per 4 mesi assicurarsi la vittoria?
A mio parere sì, e non definitemi un “CM Mark”.
Sono dell’idea che fra i wrestler attivi (quindi escludiamo Triple H e Paul Heyman), la WWE non abbia proposto se non solo a tratti degli heel convincenti; questo ha facilitato di molto la mia scelta.
Perché Ryback non lo considero nemmeno (e credetemi sulla parola quando vi dico che non rientro fra i fan che lo odiano), mentre Randy Orton, tornato grazie alla storyline dell’Authority in pianta stabile nel main event dopo più di due anni d’assenza, risulta essere schiacciato dalla presenza di personaggi più carismatici di lui, appunto HHH e Stephanie Mcmahon, che, permettetemi, sono pure nettamente più bravi con un microfono alla mano.
Punk, d’altro canto, ha regalato prestazioni importanti al microfono nella faida che l’ha visto coinvolto con The Rock, e poi, nonostante il poco tempo a disposizione, ha interpretato in modo ottimale il suo personaggio nelle settimane antecedenti ad uno dei migliori match dell’anno, ovvero quello con Undertaker alla ventinovesima edizione di Wrestlemania, dove ha lavorato pieno di acciacchi (quelli che poi l’hanno costretto a due mesi di riposo).
 

Comeback dell’anno: Goldust

Non ho premiato lottatori come Chris Jericho o RVD perché il primo citato non è propriamente una novità, ed è sempre garanzia di grandi incontri coadiuvati da prestazioni soddisfacenti al microfono, mentre l’ex TNA ha lottato per soli tre mesi, e francamente non penso che abbia lasciato un grosso impatto.
Di sicuro su quest’ultimo avrò modo di ricredermi nel corso della Road To Wrestlemania, dove invece Goldust con ogni probabilità farà parte di una faida che lo vedrà opposto al fratello, in un match che non si è mai concretizzato in tutti questi anni.
Nonostante i 44 anni, ha messo in luce una forma invidiabile, e il mio premio, per quanto astratto e privo di valore, è una sorta di riconoscimento non solo al wrestler (che ci ha comunque regalato buoni match nella divisione tag team) ma anche all’uomo, il quale negli anni scorsi ha sconfitto problemi come l’alcolismo e la dipendenza da droghe.
 

Spot dell’anno: WWE Tag Team Championship Match: Suplex from the top rope, Hell in a Cell 2013

Non mi aspetto che questa scelta sia condivisa anche da altre persone, tuttavia, uno spot può essere anche una mossa altamente rischiosa e spettacolare, grazie a cui si dovrebbe ricevere una determinata reazione da parte del pubblico, pertanto ha optato a favore di questo momento.



Storyline dell’anno: CM Punk vs The Undertaker

Come già accennato, faida penalizzata dall’esser partita tardi; tuttavia, personalmente l’ho gradita.
I booker WWE hanno sfruttato un avvenimento reale (la morte di Paul Bearer, aka William Moody) per accrescere ulteriormente l’odio nei confronti di Punk, che è stato fenomenale nei segmenti assieme a Paul Heyman, nella quale si divertiva a prendere in giro tutto ciò che faceva parte del personaggio del Deadman, apparso sotto una prospettiva più umana.
Abbiamo inoltre avuto anche se solo per una settimana il coinvolgimento di Kane, culminato in un No Disqualification Match con il ragazzo di Chicago.
Tutto questo ha preparato bene il campo in vista del loro scontro al PPV più importante dell’anno.
Di sicuro si poteva fare di più, ma è inutile stare a recriminare su cose passate.
Non ho premiato la storyline dell’Authority poiché ritengo che essa sarebbe dovuta terminare con la vittoria di Daniel Bryan del titolo WWE.
Starete pensando che c’è ancora tempo, ed è vero, ma molto difficilmente questo scenario si concretizzerà per l’edizione di quest’anno di Wrestlemania (dove salvo imprevisti dovrebbe finire), perché Bryan oltre ad essere implicato nella situazione con la Wyatt Family, (Spoiler) dopo l’evento avrà le nozze con Brie, pertanto sarà difficile giustificare la sua mancata presenza agli show qualora fosse campione, specie ora che ne abbiamo uno solo.

Questo articolo è giunto al termine, vi lascio con un promo dedicato alla Superstar che lunedì 20 gennaio farà ritorno in WWE.
Alla prossima.